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UN GIORNO DI REGNO

Questa seconda opera del nostro grande peppino fu commissionata dal Marelli dopo il successo della prima di Oberto, conte di San Bonifacio andata in scena l’anno precedente. Si tratta dell’unica opera comica, oltre a Falstaff, nel repertorio di Verdi. Composta in circostanze difficili: problemi economici e di salute dello stesso compositore. A questi problemi si aggiunse l’improvvisa malattia e morte della moglie. Come se non bastasse, la prima non riscosse molto entusiasmo.

 

Ascoltando la sinfonia dell’opera non sembrerebbe trapelare alcuna sofferenza emotiva di Verdi; ugualmente, anche il coro iniziale della scena prima del I atto “Mai non rise un più bel dì” non tradisce alcuna tristezza. Tuttavia, ascoltando con spontanea attenzione anche la sinfonia stessa, dopo il potente incipit ed una breve pausa di silenzio gli staccati dei legni a cui seguono i soli archi in disegni melodici veloci, presentano un carattere piuttosto serio. Certamente dover creare “forzatamente” in uno stato di afflizione non è cosa affatto semplice. Verdi avrebbe voluto abbandonare la composizione di quest’opera proprio a causa dello stato d’animo in cui versava ma il Teatro la Scala non glielo concesse.

 

Quindi, con questo secondo lavoro Un giorno di regno il giovane Verdi avvia una collaborazione con il famoso teatro lombardo. In tutto, saranno 10 le opere che verranno rappresentate al Teatro la Scala di Milano.

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