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NABUCODONOSOR

Cronologia nella vita del compositore: opera n.3, età 29 anni.

Arriva il primo capolavoro: al terzo lavoro, emerge con decisione, la grandezza del genio verdiano.

 

Un inizio calmo eseguito degli ottoni: ed ecco scatenarsi immediatamente dopo, la potenza del genio!! Nuovamente, la calma torna per condurci ad un tema ritmato con alternanza di piano e fortissimo. E di nuovo piano fino a portarci al tema del Va’ pensiero. Al termine di esso, ecco ritornare un tema ritmato che dal piano cresce fino al fortissimo di tutta l’orchestra. Subito terminata la sinfonia, ecco lo spettacolare inizio dell’opera con il coro, annunciato dalla potenza degli ottoni: l’orchestra risponde in 3 riprese ingoiando in un vortice di crescendo potenti l’ascoltatore fino a portarlo al canto di un coro rabbioso e sofferente

 

 

 

 

 

 

 

TUTTI “Gli arredi festivi giù cadano infranti,

 

  il popol di Giuda di lutto s'ammanti!

 

  Ministro dell'ira del nume sdegnato

 

  il rege d'Assiria su noi già piombò!

 

  Di barbare schiere l'atroce ululato

 

  nel santo delubro del nume tuonò!”

 

 

 

 

 

 

 

Questa meraviglia da pelle d’oca, è davvero un piacere da ascoltarsi nell’esecuzione di grandissimi direttori quali Riccardo Muti, per esempio, nella memorabile edizione con la Philadelphia Orchestra, 1978. Ma preciso, è solo grazie alla geniale bravura di un Muti che provo la pelle d’oca! Per me, opinione soggettiva, non c’è n’è di più grandi!

 

 

 

Teniamo sempre a mente che il lavoro del direttore d’orchestra è fondamentale.

 

 

 

Naturalmente, per chi non lo sapesse, Giuseppe Verdi non scrisse subito la sinfonia di apertura. Ma al contrario, lo fece al termine, dopo avere composto l’intera opera, i 4 parti. Quindi, nella sinfonia ha inserito i temi più importanti creati per l’intero dramma lirico.

 

 

 

Poi, la scena prima prosegue con il canto delle Vergini e di Tutti:

 

 

 

 

 

 

 

VERGINI “Gran nume, che voli sull'ale dei venti,

 

  che il folgor sprigioni dai nembi frementi,

 

  disperdi, distruggi d'Assiria le schiere,

 

  di David la figlia ritorna al gioir!

 

  Peccammo!... ma in cielo le nostre preghiere

 

  ottengan pietade, perdono al fallir!...”

 

 

 

   

 

TUTTI “Deh! l'empio non gridi, con baldo blasfema:

 

  «Il dio d'Israello si cela per tema?»

 

  Non far che i tuoi figli divengano preda

 

  d'un folle che sprezza l'eterno poter!

 

  Non far che sul trono davidico sieda

 

  fra gl'idoli stolti l'assiro stranier!”

 

   

 

 

 

Il dramma collettivo, il dramma di un popolo che perseguitato canta la nostalgia per la propria terra.

 

 

 

Questo è il lavoro che fu determinante nella carriera di Giuseppe Verdi: dopo le disgrazie in famiglia e il “fiasco” della seconda opera, era più che deciso a mollare la professione di compositore. Se non fosse stato per questo libretto intitolato Nabucodonosor la storia, forse, sarebbe stata diversa. E il Va’ pensiero è probabilmente l’ingrediente d’oro dell’intero lavoro che tuttavia è un capolavoro anche per tutto il resto di ciò che ne costituisce l’opera.

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