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GIOVANNA D'ARCO

La sinfonia della Giovanna d’Arco è un esempio di capolavoro delle dinamiche.

 

 

 

Un inizio in re minore in tempo Allegro con il tremolo dei Timpani eseguito piano crea un senso d’attesa: entrano, quindi, gli archi che eseguono anch’essi un tremolo ma pianissimo.

 

 

 

Notare la differenza tra il piano dei Timpani e il pianissimo, invece degli Archi. Perché questa differenza? In tal modo i Timpani sono in rilievo sugli Archi che attaccano in maniera quasi impercettibile.

 

 

 

Si aggiungono 2 Fagotti che suonando piano emergono sugli Archi, si sentono di più.

 

Poi, 2 Clarinetti (contemporaneamente ad essi entra il Cimbasso),

 

2 Oboi,

 

2 Flauti e, infine, 2 Corni raggiungendo tutti insieme, attraverso il crescendo, l’esplosione nel fortissimo.

 

 

 

 

 

Quindi, per 12 battute, la musica si scatena in una furia (dalla battuta 25) tremenda che non vuole sentir ragione; giunge ad un attimo (12 battute) di calma nervosa per poi riesplodere per 6 battute fino all’arresto con gli ottoni che urlano ancora fortissimo! Un Flauto esegue una piccola cadenza. E dopo una pausa, ancora gli ottoni ma piano.

 

Sono gli ottoni e il Flauto che pongono un freno alla furia tremenda dell’orchestra.

 

 

 

Pausa.

 

 

 

Cambia il tempo. Ora un Adagio in cui gli archi cantano per 10 battute con carattere sospettoso e meditativo, naturalmente, in tonalità minore (mi minore).

 

 

 

Pausa.

 

 

 

Cambio di tonalità: sol Maggiore. Un Flauto esegue una melodia fresca e solare (battute 75-79), cedendo il passo ad un Clarinetto che lo imita (79-83); al Clarinetto fa seguito un Oboe che risponde con una frase malinconica (83-91). Il tutto con l’accompagnamento del pizzicato degli Archi che suonano pianissimo (pp).

 

 

 

Poi, tutti e tre gli strumenti precedenti si esibiscono in un piccolo terzetto, quasi fosse un’aria d’opera eseguita da 3 voci (92-137), sempre nella tonalità di sol Maggiore. A parte un breve e momentaneo inserto in tono minore, poi, riprendono il tema iniziale del Clarinetto e proseguono nel loro “terzetto” leggeri e danzanti fino a concludere con un carattere di composta malinconia e spensieratezza. E' strano ma ci sono entrambi gli stati d'animo...malinconia e spensieratezza.

 

 

 

 

 

Breve pausa.

 

 

L’orchestra riprende come all’inizio nella tonalità di re minore ma stavolta, all’apice del crescendo la musica cambia: una nuova tonalità, quella di re Maggiore ed esponendo un tema fiero, allegro quasi giocoso. Il tipico carattere di Verdi festoso e trionfante dove si alternano dinamiche fortissime a quelle sottovoce (pp, battute 196-211) in un tripudio di esaltazione sinfonica riecheggiante a tratti il Rossini delle grandi sinfonie. La conclusione è tipica del nostro grande Verdi

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